event horizon

a cura di Lorenzo Madaro, RedLab Gallery Milano

event horizon, exhibition view, Giulia Manfredi, Claudia Fuggetti, 2024

event horizon, exhibition view, Giulia Manfredi, Claudia Fuggetti, 2024

you and I are earth, Giulia Manfredi, marble, acer buergerianum, pla, 2024

 

event horizon

Event Horizon, doppia personale delle artiste Claudia Fuggetti e Giulia Manfredi, a cura di Lorenzo Madaro.
Molto diverse tra loro per approcci, linguaggi, esperienze, geografie di provenienza e d’azione, le due artiste si incontrano in un terreno comune, mettendosi in discussione, confrontandosi, contrapponendosi, anche, e concependo un discorso che riguarda intimamente Red Lab Gallery e il
suo spazio avvolgente. Insieme hanno immaginato un luogo altro, in cui interrogarsi ma anche riflettere; in cui meditare ma anche agire e in cui accompagnarci in quello che è un viaggio di conoscenza e di stupore. Con “Event Horizon” si definisce la superficie limite oltre la quale alcun eventoche accade oltre di esso può influenzare un osservatore estraneo al contestoClaudia Fuggetti e Giulia Manfredi hanno preso in prestito questo riferimento – che ha ispirato anche il cinema (basti pensare all’omonimo film del 1997) e altri ambiti della cultura visuale – per costruire un orizzonte volutamente perimetrato entro il quale siamo invitati a perlustrare con lo sguardo le luminose visioni, i profili arcani, le superfici volutamente piatte e le epidermidi ruvide, stratificate, la bidimensionalità e la dimensione installativa, in un costante e imperturbabile gioco di rimandi, metamorfosi di luce, osservazioni frontali ma anche perlustrazioni sui linguaggi stessi adottati. Event Horizon è un giardino entro cui le due artiste hanno installato i propri lavori recenti per indirizzarci alla scoperta delle radici proprie del loro stesso operare. Adottando la fotografia come strumento per un’investigazione che vuole essere prima di tutto emotiva e mai documentaristica, Claudia Fuggetti la trasforma attraverso l’ausilio del digitale per consentirci di addentrarci in un territorio fantastico in cui però è evidente che il punto di partenza di tutto è un’analisi sul paesaggio e
sulle sue connotazioni estetiche. Il lessico tecnologico gioca una parte preponderante non soltanto in termini tecnici e processuali, ma anche nel senso stesso delle sue immagini ri-costruite, in cui tutto è restituito con colorazioni, forme e affiancamenti in continua trasformazione. L’aspetto cromatico, in tal senso, assume un ruolo primario perché capace di stabilire il senso più profondo di questa trasformazione che appare come in costante divenire. Il suo lavoro pone così la base per un discorso
che si allontana gradualmente da una natura come luogo di accoglienza dell’umano per divenire puro spazio per specie di vita botaniche in cui l’uomo sembra quasi del tutto assente. Giulia Manfredi agisce con la tridimensionalità di una scultura che ha una sensualità interna, nella sua
ruvidezza, in quella sua capacità di innestare materiali, dal marmo ai cristalli, ad altri brandelli di materia, in grado di echeggiare e poi di ospitare interi brani di natura. Sulla dicotomica dialettica tra fragilità e infrangibilità, tra vita e morte, tra sublimazione e violenza e tra classicità di alcuni materiali e adozione di supporti tecnologici per la loro stessa lavorazione si compone un universo sfaccettato,
sorprendente e visionario. Ne è un esempio “ Entropy” l’opera inedita realizzata a quattro mani con Steffen Klaue*. Anche nel suo lavoro si respira una metamorfosi dirompente, penetrante e al contempo delicata e
rarefatta. È quella, nel suo caso, di una scultura che diventa quasi un rituale magico, un riferimento cosciente e materico da contemplare con la percezione della vista in tutte le sue sfaccettate e infinitesimali masse.
L’opera inedita presentata per la Event Horizon diviene così un microcosmo che ci sembra raccontare una realtà lontanissima da noi ma
che invece è premonitrice di un possibile mondo surreale che, in fondo, è accanto a noi e, probabilmente, in parte già dentro di noi.
La doppia personale di Claudia Fuggetti e Giulia Manfredi è accompagnata da un testo critico di
Lorenzo Madaro, curatore e professore di Storia dell’arte contemporanea all’Accademia di Belle Arti
di Brera di Milano.

Lorenzo Madaro